Louisa Mary Alcott: Un Ringraziamento Vecchio Stile. Flower-Ed

La Festa del Ringraziamento è uno dei momenti più significativi della cultura americana. Abbiamo imparato a conoscerla attraverso il cinema e la televisione e nel nostro immaginario collettivo rappresenta l’occasione in cui le famiglie si riuniscono in una sorta di anticipazione del periodo natalizio, sebbene il Ringraziamento abbia un significato ben diverso, legato al mondo rurale, quello che ancora oggi costituisce l’asse portante degli Stati Uniti, almeno sotto il profilo delle tradizioni.

Ma, al di là dei significati, la Festa del Ringraziamento è un grande momento di convivialità, nel quale le famiglie si riuniscono attorno alla tavola imbandita per celebrare i profondi legami che uniscono le diverse generazioni. Così, se un tempo il cibo condiviso era il simbolo attraverso cui rendere grazie a Dio per l’abbondanza del raccolto, oggi è il mezzo con cui gli americani omaggiano il proprio spirito patriottico con la celebrazione dell’unità familiare.

Cambiano i contenuti insomma, ma ciò che resta è il bisogno di ritrovarsi accanto al focolare, riscaldati dal cibo tradizionale e confortati dalla vicinanza di un parente e di un affetto capace di travalicare il tempo e lo spazio, perché attorno alla tavola imbandita del Ringraziamento ciò che torna nelle case degli americani è soprattutto un gusto, un profumo, un calore che sa di antico, bene prezioso per un paese dotato di una Storia ancora brevissima e tutta in divenire.

Per noi europei tutto ciò che ha a che fare con gli Stati Uniti gode di una fascinazione irresistibile e, sebbene il Ringraziamento non sia stato (ancora?) fagocitato come altre usanze, l’idea della grande abbuffata, delle riunioni di famiglia e degli abbracci è fin troppo seducente per non ammaliarci. Ecco perché leggere una storia dedicata al Ringraziamento è un piccolo dono che possiamo fare a noi stessi, per sentirci un po’ più partecipi di una tradizione lontana ma, allo stesso tempo, profondamente condivisibile.

Dopotutto, rendere “grazie” è uno degli atti più sublimi che si possano fare. E non è da meno ringraziare la Flower-Ed per aver incluso nel proprio catalogo il racconto “Un Ringraziamento vecchio stile” di Louisa Mary Alcott, l’autrice di quel famigerato “Piccole Donne” con il quale tutti abbiamo avuto a che fare durante l’infanzia e che forse da adulti dovremmo riscoprire, come sempre si conviene con i classici della letteratura, universalmente conosciuti ma spesso sottovalutati perché bollati come “vecchi” e “noiosi”. Ma non c’è davvero nulla di respingente nella narrativa che ha di fatto fondato la letteratura moderna e il racconto in questione ne è uno splendido esempio.

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DI BOOK FOREVER BLOG

La Alcott ha il dono della leggerezza e dell’ironia, strumenti che padroneggia per raccontare quel momento di radiosa convivialità di cui si è detto. Protagonista una famiglia numerosa, anzi numerosissima, che a metà del 1800 si riunisce per celebrare la versione più arcaica del Ringraziamento, quella legata alla terra, ai suoi frutti e ai sacrifici necessari per coltivare e prosperare. Un momento di enorme felicità per tutti, adulti e soprattutto bambini, destinato però a dover fare i conti con una brutta notizia, quel fulmine a ciel sereno che tutti temiamo proprio in occasione delle feste.

Ma anche gli eventi più dolorosi possono essere trasformati in avventura, soprattutto se i protagonisti sono i più piccoli. Accade così che a festeggiare il Ringraziamento restino a casa da soli i rampolli della famiglia, una schiera di ragazzi e ragazze di ogni età che, senza perdersi d’animo e felici di potersi rendere utili, accettano di buon grado l’improvvisa partenza dei genitori e si fanno padroni della casa e, in particolare, della cucina dove i preparativi per la grande mangiata non possono di certo fermarsi.

L’autrice americana è bravissima a definire l’atmosfera del racconto, tanto che durante la lettura si ha la netta sensazione di riuscire a percepire gli odori che provengono dai calderoni messi a bollire sul fuoco e i suoni tipici dell’inverno, dalla neve che scricchiola sotto le scarpe ai richiami degli animali in cerca di cibo. E cosa c’è di più potente ed emozionante di un racconto capace di trasportare il lettore all’interno delle pagine? Alla fine si smette di leggere e si vive davvero la storia accanto ai suoi protagonisti. Il mondo reale scompare e al suo posto prende forma quello descritto dalla Alcott che con grazia ci riporta indietro nel tempo e ci offre un assaggio di tradizioni antiche, ci rende complici delle scorribande dei ragazzini rimasti da soli a casa e ci fa temere che il tradizionale tacchino non verrà poi così buono che speravamo.

Ma poco importa. Il lieto fine è assicurato, lo percepiamo fin dalle prime pagine, perché il tenore del racconto è volutamente leggero, quasi una carezza, come quella che i più piccoli meritano sempre durante le feste, mentre a noi adulti resta il piacere della lettura, della trama che si evolve con i suoi colpi di scena, le risate e il caldo abbraccio finale che sappiamo arriverà assieme alla portata principale del banchetto.

Le pubblicazioni della Flower-Ed, lo avrete capito, hanno questo potere tutto particolare, quello di trasportare nelle atmosfere di una letteratura che, prima ancora della trama e dei personaggi, aveva particolare cura per ogni singola parola, per il ritmo, le descrizioni, senza dimenticare quel corredo fondamentale di cose non dette che restano sospese tra le righe, ancora più importanti di ciò che può essere effettivamente letto.

Un catalogo quello della Flower-Ed che ci ricorda il tepore di un caminetto acceso durante una bufera di neve. Uscire di casa è impossibile, ma abbiamo la dispensa piena, le persone che ci sono care sono tutte al sicuro e a noi non resta che crogiolarci davanti alla fiamma scoppiettante con un buon libro, una storia di fantasia che prende vita davanti ai nostri occhi, inebria i sensi e nutre cuore e mente.

ANDREA

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