Sara Staffolani: Le Colline, il tramonto e un cane. Vita e poesia di Emily Dickinson, Flower-Ed

Scrivere una biografia significa anzitutto documentarsi con pazienza su una mole di dati che spesso può essere caratterizzata da lacune, contrasti interpretativi, fonti non del tutto verificate. Nella migliore delle ipotesi sarà comunque un lavoro reso complesso dalla necessità di conferire una forma coerente ad un racconto che non può mai lasciare spazio alla fantasia e che deve restare ferocemente aggrappato alla qualità delle prove raccolte.

Ma anche quando si riescono a collezionare informazioni e testimonianze attendibili, il risultato potrebbe non essere soddisfacente se l’autore non ha considerato un aspetto fondamentale: l’amore e la passione per il protagonista della propria ricerca. Perché, se da un lato raccontare la vita e le opere di un personaggio famoso può essere relativamente semplice, dall’altro conferire alla pagina scritta un tono, un’emozione, qualcosa che renda la biografia credibile e allo stesso tempo profondamente coinvolgente, è qualcosa tutt’altro che semplice.

Ecco perché quando leggo una biografia, non cerco solo informazioni. Quelle del resto sono reperibili su Wikipedia, se proprio vogliamo dirla tutta. Ma i libri devono avere qualcosa in più, un aspetto emotivo che deve emergere dalle pagine e arrivare fino al cuore del lettore che di quel certo personaggio deve incuriosirsi, magari anche innamorarsi.

Se questa è la dimensione che piace anche a voi, allora non potete perdere la biografia pubblicata da Flower-Ed che Sara Staffolani ha dedicato a Emily Dickinson. La ragione è semplice: gli elementi di cui vi ho parlato finora ci sono tutti, perfettamente amalgamati in una prosa elegante, mai gravata dall’uso eccessivo di date e riferimenti capziosi (due afflizioni che spesso appesantiscono oltremodo le biografie), il tutto arricchito da quel meraviglioso contesto editoriale con cui la Flower-Ed sa rendere i suoi libri dei piccoli gioielli da collezionare.

A differenza di altri scrittori, Emily Dickinson ha condotto un’esistenza mite e ritirata fra le mura domestiche, con un successo solo postumo e senza quei proverbiali sussulti che di solito rendono una biografia una storia entusiasmante, commovente o comunque capace di appassionare.

Eppure le pagine di questo libro sono avvincenti quasi si trattasse di una storia avventurosa, merito anzitutto di una prosa appassionata da cui emerge in modo chiarissimo il profondo rispetto che la Staffolani ha nutrito per la Dickinson, alla quale si è accostata non solo come biografa ma anche come una sorta di “amica” cui rendere omaggio. Allo stesso tempo appare evidente il desiderio dell’autrice di raccontarne non tanto l’esistenza quanto il vissuto più profondo, quello da cui la stessa poetessa ha tratto quei componimenti che l’hanno resa immortale. Un’operazione certamente non facile, proprio perché la Dickinson è stata una figura sfuggente, complicata e per certi versi anche misteriosa.

La Staffolani è perfettamente riuscita nell’intento di scandagliare un animo gentile e sensibile, offrendo così al lettore l’opportunità di entrare nella vita di Emily Dickinson in punta di piedi, mantenendo un rigoroso rispetto mentre lo guida attraverso le stanze della casa in cui la poetessa visse fino a imporsi una sorta di auto-segregazione, non come atto punitivo ma come estremo tentativo di affrancarsi da un mondo che doveva apparirgli meno intrigante di quello interiore a cui voleva dare voce con le sue poesie.

E se lo scopo di una biografia non è tanto (o non solo) quello di raccontare una vita, quanto di offrire una visione capace di interpretarne e svelarne i tratti più profondi e significativi, allora questo libro centra perfettamente l’obiettivo. Lo fa anche grazie alla scelta di inserire alcune delle poesie composte dalla Dickinson, quasi delle sottolineature dei passaggi fondamentali della sua esistenza, perché dopotutto a parlare deve essere la protagonista e non l’autrice del saggio. E non mancano le fotografie, alcune davvero rare e suggestive che, secondo lo stile e lo spirito incarnato dalla Flower-Ed, conferiscono al libro un grado di fascinazione ancora maggiore, come se ci si ritrovasse all’interno di una vasta biblioteca in cui è possibile respirare un’atmosfera d’altri tempi, tornata miracolosamente a manifestarsi attorno a noi.

Sono questi i libri da leggere e poi rileggere affinché diventino le guide ideali dei percorsi di approfondimento da fare per conoscere le opere citate e per diventare a nostra volta qualcosa di più che semplici lettori, ma veri e propri amici di quella Emily Dickinson che proprio adesso ci sta guardando attraverso la finestra, in attesa di un sorriso e magari di un fiore da posare accanto a carta e penna.

ANDREA

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